Scritti brevi (1934)

 

Viviamo con la preparazione necessaria a chi vive in terra di missione. Anche se non dovessimo agire come loro, ne avremmo comunque un guadagno; ed in caso contrario non saremo impreparati.

 

Allo stesso modo dobbiamo fare per quanto concerne l'Opera, non retrocedere nelle precauzioni che, se non sono necessarie, comunque non potranno esserci pregiudizievoli.

 

Non pessimismi snervanti né ottimismi esaltanti, non ostentazioni imprudenti né viltà timide; non abbondare nel superfluo né mancare del necessario; non disconoscere i pericoli né esagerare le difficoltà.

 

Ammettiamo umilmente che non siamo grande cosa in tutti i sensi, perché non preghiamo come dobbiamo e quanto dobbiamo. Per me questo è un assioma. Conclusione: pregare con fede viva, con fiducia assoluta e perseverare nella preghiera sempre.

 

Bisogna dare maggiore importanza all'istruzione religiosa. È questione di giustizia e di necessità. È stato sempre necessario agire così, ora non può cessare di esserlo. Deve essere così per tutti, per [i membri dell'Opera] è indispensabile.

 

La prudenza dovrebbe essere la virtù più conosciuta e praticata, perché, se è stata sempre necessaria, ora è indispensabile per l'esercizio del vostro apostolato.

 

Per agire nel momento attuale e forse anche in futuro bisogna essere solidamente credenti ed evitare quanto, senza appesantire la nostra coscienza, può essere di ostacolo alla nostra missione.

 

Dinanzi ad avvenimenti umanamente inspiegabili, saremo così ciechi da porre la nostra fiducia in ciò che è umano?

 

Crediamo che le vocazioni appartengono a Dio, perciò, la prima cosa da farsi e la più sicura è pregare nostro Signore. Non abbiamo timori infondati, perché suscitare una vocazione è quanto di meglio si possa fare: far del bene ad una persona è buono, fame un apostolo è ancora meglio. Non siamo noi a decidere. Né chi pianta né chi irriga, ma Colui che fa crescere (l Cor 3, 7).