Crocifissi viventi (1926)

Voglio che la devozione al crocifisso sia la devozione fondamentale dell'Istituzione; questa è la mia espressa volontà, che non vi impongo, ma vi manifesto come un padre ai propri figli, affinché l'accogliate quale preziosissima eredità, o come l'autore di un'idea, di essa innamorato, che vuole esista sempre un'intima relazione con la stessa realtà che ha incarnato l'idea.

L'Istituzione si deve al crocifisso, giacché nacque quando dagli edifici pubblici, dai centri docenti, dalla scuola elementare lo si voleva togliere, perché oggetto di disprezzo in alcuni e strappato con odio da altri. Sebbene siano passati quei tempi di violenza, non è ancora morta l'intenzione.

Voglio e chiedo costantemente al cielo che tutti siate un crocifisso vivente. Non desidero sentire altro elogio di voi che questo, anche se avete molte buone qualità.

Indovinate, con quali parole, sulla croce, Cristo sintetizzò il suo immenso amore per gli uomini? Padre, perdonali, poiché non sanno quello che fanno (Lc 23, 34). Quale sublime preghiera! Prega per i suoi aguzzini, per quelli che lo crocifiggono, scusandoli.

A ciò dovete essere disposti voi se vorrete essere crocifissi viventi. Mai, in ambito della carità, entrate in disquisizioni se ciò che provate è un'antipatia naturale, esente da colpa; se questo o quello non arriva al peccato; se non mi si esige tanto, se non lo devo neanche per giustizia, ecc. In nessun punto come in questo della carità è definitivo e categorico il Vangelo: Amate i vostri nemici, fate del bene a chi vi perseguita, e pregate per coloro che vi perseguitano e calunniano (Mt 5, 44).

Non cercate l'appoggio umano, rafforzatevi ogni giorno più nell'amore al crocifisso ed esclamate come l'apostolo: Tutto posso in Colui che mi conforta (Fil 4, 13) perché Cristo crocifisso è fonte perenne di pace, di luce e di fortezza, per quelli che lo amano.