Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito (6 marzo 1920)

Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito (Gal 5, 25).

La nostra vita non ha altra ragione di essere che lo spirito. Lo spirito ci ha convocati, lo spirito ci unisce, lo spirito ci incita, lo spirito ci assiste, lo spirito ci promette il premio. Togliamo alla nostra Opera lo spirito. Che rimane? Se siamo qualcosa lo dobbiamo allo spirito. Umanamente non rappresentiamo nulla, non possiamo nulla, non abbiamo alcuna importanza. Altre associazioni sono potenti e forti per il loro capitale, per le capacità dei propri membri, per la protezione di uomini potenti, però alla nostra che è priva di tutto, che cosa rimarrà se le manca lo spirito? D'altronde, poiché non c'è stato altro motivo per fondarla che quello squisitamente spirituale, non avrebbero un significato plausibile la vita di sofferenze, il lavoro e le privazioni se non fossero dettate dallo spirito.

Vivere di spirito e non camminare secondo lo spirito è inconcepibile. Se Dio trova posto nel cuore [dei membri dell'Istituzione], se in esso, nella sua intelligenza regna Cristo, questo spirito si manifesterà in ogni nostra azione e penseremo, parleremo e agiremo, cioè, cammineremo dietro gli impulsi dello spirito.

Non camminiamo secondo lo spirito quando siamo spinti da qualche motivo umano, quando nelle nostre azioni manca quel quid speciale che si riscontra nelle persone di spirito; quando ci spinge il vento della vanità, quando procediamo in modo scomposto, disordinato e mutevole; quando curiamo con esagerazione le nostre cose, quando operiamo non con l'impegno di chi vuole compiere il proprio dovere, ma fiduciosi nelle forze umane, nelle nostre capacità, nel nostro saper fare, nella simpatia, nei doni di natura. Non camminiamo secondo lo spirito quando le difficoltà ci schiacciano, quando i fallimenti ci confondono, le delusioni ci irritano, quando le lodi ci stimolano, l'applauso ci carica di energia. Riflettiamo su tutto ciò.