Ho creduto; per questo ho parlato (1 marzo 1920)

Ho creduto, per questo ho parlato; ma sono stato fortemente umiliato (Sal 115,1).

Ci sono molti modi di credere; ma uno solo è quello che rende giusti; ne deriva che tutti quelli che credono, come si deve credere, manifestano la loro fede in modo identico. Credere fermamente e tacere non è possibile; lo dice il Profeta Regale cioè lo Spirito Santo per bocca di David: «Ho creduto; per questo ho parlato». Cioè, il mio credo, la mia fede non è vacillante, è ferma, è irremovibile, perciò parlo.

Quelli che pretendono conciliare il silenzio riprovevole con la fede sincera, pretendono qualcosa di impossibile. I veri credenti parlano per confessare la verità che professano quando devono, come devono, davanti a chi devono, per dire quello che devono.

Quando devono. Si deve parlare per confessare Cristo, fare professione di fede, difendere la dottrina di Cristo quando lo esigono il bene della religione e il bene del prossimo. Un vero credente manifesta la fede nei suoi scritti, nelle sue conversazioni, nei suoi discorsi, nelle sue lezioni dalla cattedra.

Come devono. Seriamente, senza provocazione, ma senza codardia; senza petulanza, ma senza pusillanimità; con carità, ma senza adulazione, con rispetto, ma senza timidezza; senza ira, ma con dignità; senza ostinazione, ma con fermezza; con coraggio, ma senza imprudenza.

Davanti a quanti devono. Davanti ai superiori e ai sudditi; agli anziani, ai coetanei, ai piccoli.

E per dire quanto devono, piaccia o no a chi sente, aduli o no chi ascolta, sia d'accordo o no con il credo di quanti sono presenti alla sua manifestazione di fede.

Per salvarsi è necessario parlare.

C'è chi, ostentando una malintesa prudenza, la prudenza della carne, che secondo un'espressione di san Paolo è morte, opposta a quella dello spirito, che è vita e pace, secondo lo stesso apostolo, trascurano di confessare il proprio credo; e c'è chi, facendosi scudo della propria istruzione e cultura nel sapere della carne, che è nemico di Dio, come afferma lo Spirito Santo, tace quando deve parlare.

C'è pure chi si impegna per raggiungere lo scopo, e contro quanto è stabilito dalla provvidenza del Signore, espresso nella Sacra Scrittura, predicato dalla Chiesa e praticato dai santi, giudica come mezzo atto ad attrarre alla fede di Cristo non solo quanto è ad essa contrario, ma anche quanto in molte occasioni è stato disapprovato e condannato da Cristo. Limite certo di questo falso zelo è la perdita della fede proprio in coloro che pretendono di diffonderla in modo tanto strano.

Per ciò, o confessiamo Cristo davanti a tutti gli uomini, in tutte le occasioni, senza alcuna sorta di distinzioni o dobbiamo rimanere esclusi dal regno dei cieli. Crisostomo definisce traditore chi ammutolisce quando dovrebbe parlare con queste parole: Non solo si deve ritenere traditore della sua religione chi la ha abbandonata apertamente, sostenendo ciò che è falso, ma anche chi non la confessa pubblicamente, pur sostenendo la verità.

Vi sono tanti modi di negare Cristo! Vi sono tanti che lo negano per codardia, per rispetto umano, per paura! Vi sono tanti che pretendono fare confessioni contrarie senza tenere in mente le chiare parole del Salvatore! Chi non è con me è contro di me! (Mt 12,30).

Sì, il Maestro dice ai discepoli: Vi lascio la pace, vi do la mia pace; ma aggiunge: Non ve la do come ve la dà il mondo. La pace è ordine, armonia, grazia; è compatibile con dolori, amarezze e persecuzioni; sussiste anche quando tutto congiura contro i discepoli; è la pace dell'anima, del cuore, della coscienza, del compimento del dovere, della ragione che stima e apprezza le cose nel loro giusto valore, della fortezza che rimane intrepida nella lotta, che non è resa schiava dalle lusinghe né dalle minacce. Perciò Cristo aggiunge alle parole citate: Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore (Gv 14, 27).

Aborriamo sempre la tiepidezza e non siamo di quelli di cui il profeta Elia ebbe a dire: Fino a quando zoppicherete con i due piedi? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se, invece, lo è Baal, seguite lui! (l Re 18,21). In realtà, non c'è situazione più deplorevole di chi accomoda causando rovina e perdizione in chi lo segue. Lo Spirito Santo si rivolge loro con una frase eloquente: Conosco le tue opere; non sei freddo né caldo; magari fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, ti vomiterò dalla mia bocca (Ap 3, 15-16). Nausea, ribrezzo, vomito provoca in Dio la perfidia, la codardia, la pigrizia, il rispetto umano di chi si comporta così. Come si contrappone questo comportamento con quello dei ferventi cristiani delle catacombe! Questi erano i loro trionfi; così essi anche oggi sono benedetti e lodati come eroi dell'umanità. Perché essi furono consumati dallo zelo per la gloria di Dio, per la difesa della sua causa, per l'impegno di evangelizzazione, per la salvezza dell'umanità. Per tutto ciò hanno sopportato gli scherni, le persecuzioni e il martirio.

Per non allontanarsi dal cammino della verità affinché la luce della giustizia brilli per noi e affinché il sole dell'intelligenza ci illumini, imitiamo il profeta regale facendo della sua frase il nostro programma di vita: Ho creduto, perciò ho parlato, nella speranza che in noi si compia l'altra frase: Ma io sono stato sommamente umiliato (Sal 115,l), perché tali dichiarazioni e tali umiliazioni ci daranno la fortuna di essere annoverati tra i figli di Dio.