Il perché delle persecuzioni di Cristo (1917)

Gesù aveva risuscitato Lazzaro, cioè, aveva appena fatto uno dei più grandi miracoli. Molti dei giudei, che erano presenti, credettero in lui: Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono ciò che aveva fatto Gesù. I principi dei sacerdoti e i farisei si radunarono in consiglio e dicevano: «Che facciamo, perché questo uomo fa molti miracoli? Se lo lasciamo così, tutti crederanno in lui» (Gv 11, 46-48).

Perché si radunano in consiglio i farisei? Per prendere una decisione iniqua. Perché complottano contro Cristo? Perché fa miracoli, perché dice la verità, perché condanna gli errori, perché rifiuta le abitudini di quei farisei. Perché vogliono annientarlo? Perché se non lo fanno, tutti crederanno in lui. E, siccome credere in lui è andare contro di loro, siccome credere in lui è riprovare le loro abitudini, vogliono, se possibile, annientarlo. E ancora, poiché tentano di perpetrare il crimine sotto il pretesto di zelo, adducono come causa il bene del prossimo.

Questo fu l'inizio della Passione di Cristo. Da quel conciliabolo di cattive passioni, unite a tutte le arti dell'invidia, ebbe origine il decreto di morte contro Colui che è la vita.

I discepoli non dovevano avere sorte migliore del maestro.

Quelli che seguirono Cristo, quelli che imitarono Pietro e Giovanni e praticarono gli insegnamenti del Maestro, ripercorsero la stessa strada e giunsero anche loro al Calvario.

Non mancano miracoli nella Chiesa; non scarseggiano i prodigi di una madre tanto feconda in santità; ma che importa? Oggi come ieri e come ai giorni del Salvatore e dei suoi apostoli, gli uomini dal cuore docile e umile credono e amano la dottrina della sposa di Cristo; ma gli accecati dalla superbia e gli intossicati dall'invidia continuano a fare conciliaboli per sterminarla, se possibile.