Misericordia, fino ai confini del mondo

Festa in onore della Beata Victoria Diez

Nel nome della misericordia, è iniziata la festa in onore della Beata Victoria Diez, a 113 anni dalla sua nascita sulla terra e 80 dalla sua seconda nascita, questa volta nel cielo, accanto a quel Signore che è stato per tutta la sua breve vita il suo unico amore.

La  ricorrenza come ogni anno, è avvenuta l’11 novembre, giorno del suo compleanno, presso la sede dell’Istituzione Teresiana di cui Victoria faceva parte. Pilar Reinoso e Maria Teresa e Rodolfo Grasso (tutti membri dell’Istituzione) hanno curato, come ogni anno, la messa a punto della rievocazione.

Papa Francesco il 30 giugno 2016, in uno dei suoi discorsi, aveva detto: “La misericordia ha occhi per vedere, orecchi per ascoltare, mani per risollevare”. Da questa significante frase sono partiti Maria Teresa, Pilar e Rodolfo per dipanare, con letture e diapositive, la vita singolare di Victoria che corrisponde perfettamente  alle parole  del  Papa.

Victoria DiezVictoria era una maestra che ha speso la sua vita in un piccolo paese andaluso, Hornachuelos. Si è costantemente prodigata per le sue alunne e per cercare di avvicinare a Dio il paese che era lontano dalla fede, annotava: “Chiedimi un prezzo. Quello che vuoi, in cambio della salvezza di questo paese”.   E il Signore il prezzo glielo chiese, e molto alto: la sua vita.

80 anni fa Victoria moriva martire per la fede durante gli anni della guerra civile spagnola.
    
Maurizio Sacchetti e Gianni Mottola La celebrazione ha ripercorso in modo suggestivo le tappe della sua vita attraverso la lettura di brani di lettere di Victoria interpretate da Maurizio Sacchetti e l’accompagnamento musicale della chitarra di Gianni Mottola che ne sottolineava i momenti più salienti.

Alcune testimonianze,  dalla sala, hanno approfondito quanto si andava dicendo, fino all’epilogo tragico e glorioso nello stesso tempo. Infatti Victoria, arrestata perché credente, è stata condotta con altre persone, tutti uomini, fino a una miniera, lontano dal paese, costringendola a un lungo percorso  per uno strabello sterrato, durante il quale non ha cessato di prodigarsi per animare i suoi compagni di cammino. “Vedo il cielo aperto” diceva.

Il suo coraggio aveva persino addolcito i suoi esecutori, che sono arrivati a proporle di lasciarla libera se solo avesse inneggiato alla Repubblica, cosa che avrebbe comportato il rinnegamento della fede. Victoria, che aveva già visto cadere tutti  i suoi compagni alzò le mani, ma il grido fu molto diverso: “Viva Cristo Re, viva mia Madre”.

Furono le sue ultime parole, accompagnate dai  colpi di fucile che la consegnarono alla schiera di quelli, che in bianche vesti, accompagnano l’Agnello.


Marany Orlando