Contributi sulla CITTADINANZA



“Non ho mai pensato che possiamo cambiare la natura umana. Possiamo però modificare il contesto in cui le persone operano. Dando le stesse regole e le stesse istituzioni democratiche,  possiamo indurre gli uomini a comportarsi diversamente tra di loro. Nella Comunità, gli uomini imparano così a vivere insieme come un solo popolo. Noi non coalizziamo gli Stati, noi uniamo gli uomini.” (Jean Monnet)

Facendo proprio il pensiero sopra riportato da Jean Monnet, non resta che metterlo in pratica partendo proprio dall’educare alla cittadinanza responsabile e rispettosa e, tenendo presente quanto giuridicamente esposto esaurientemente da Anna Maria, mi piace riportare qualche passo di quanto Antonio Nanni (Cem‐Mondialità) scrive in: EDUCARE ALLA CITTADINANZA GLOBALE, OGGI, IN TEMPO DI CRISI:

«Quando oggi si parla di questione educativa non si tratta tanto di migliorare le tecniche o aggiornare i metodi, quanto piuttosto di “chiarire quali siano natura e fine dell’educare stesso; quale sia, appunto, il suo significato antropologico”.
C’è emergenza educativa, spiega il filosofo Francesco Botturi “non a motivo di una crisi più severa di metodi pedagogici e dell’intera tradizione pedagogica (questo è solo il livello fenomenico e sintomatico) ma perché è in atto una schisis (scissione) del vissuto antropologico”.
Dinanzi a tale situazione di “scissione” – o di interruzione della catena di trasmissione valoriale fra le generazioni - è solo una comoda e illusoria scorciatoia quella di appellarsi ai valori.
Non vi è dubbio che l’educazione alla legalità, all’ambiente, alla comunicazione sociale, alla tolleranza, alla cittadinanza, all’interculturalità, ecc.) siano sicuramente rilevanti e antropologicamente sensibili, ma tali proposte isolate da un contesto educativo più fondamentale, o usate in modo sostitutivo di questo, rischiano di costituire ulteriori forme di frammentazione, invece che di riunificazione della vita.
Se andiamo a rileggere il documento della CEI, Educare alla vita buona del Vangelo (4 ottobre 2010), si noterà che due sono gli errori principali che vengono rimproverati agli adulti: il primo è l’omissione, o la rinuncia ad esercitare la propria autorità/autorevolezza nella loro funzione educativa; il secondo è l’illusione che sia possibile una neutralità educativa per non condizionare gli educandi.
Chiamato a vivere come "cittadino degno del Vangelo" (Fil. 1,27‐30) il cristiano, non diversamente dagli uomini del nostro tempo, fatica a mostrarsi capace di pensare e agire da cittadino globale e da uomo planetario».

Ad ovviare ciò… "È significativo che sia Benedetto XVI che Edgar Morin diano grandissima importanza alla necessità di un “nuovo pensiero” (Caritas in veritate, 56) e alla “riforma del pensiero” se si vogliono affrontare le sfide inedite di oggi.
Per evitare di essere travolti dai problemi globali abbiamo bisogno di “anticorpi cognitivi” e di una nuova ecologia della mente che consenta al nostro pensiero di fungere come contropotere.
Alla luce di un nuovo pensiero andrebbe ripensata non solo la cittadinanza (come si è cercato di fare qui) ma la stessa nozione di “mondialità”.
Un altro obiettivo di educazione alla cittadinanza globale è l’integrazione di chi è diverso per etnia, cultura, religione. Favorendo una maggiore inclusività si rafforza infatti la coesione sociale e la convivenza civile.»

Sicuramente bellissime idee ma dove si troverà lo spazio materiale dove collocare quella enorme quantità di poveri che l’esodo forzato, non sappiamo se a fini politici, religiosi, schiavistici, o per interessi oscuri, forse atti a liberare continenti interi per lo sfruttamento del sottosuolo o, peggio, per soggiogare l’Europa, che in buona parte cristiana non nega ospitalità, fino a soffocarla e costringerla ad una schiavitù globale?

«Va inoltre notato che in seno alla Chiesa esistono posizioni ancora più avanzate come ad esempio quella del cardinale di Milano, Angelo Scola, che propone coraggiosamente “un meticciato di civiltà e di culture”».

Anche questo è un bellissimo pensiero se ci riferiamo alle parole di Gesù ai suoi Apostoli quando, dopo la Pentecoste, li mandò ad evangelizzare tutti i popoli della Terra, ma abbiamo mai chiesto quale gioia è data a questi popoli sradicati dalla loro Patria e trapiantati là dove devono elemosinare anche l’aria che respirano, a meticciarsi con chi non hanno mai visto prima costringendoli alla convivenza? Noi siamo in grado di pensare alla gioia che ognuno avrebbe se, dai potenti della Terra, gli fosse data la possibilità di  vivere dignitosamente nelle loro case e uniti alle loro famiglie?
Migliaia di emigranti affollano continuamente le coste siciliane e l’isola di Pantelleria ma la maggior parte, non contando quei martiri che finiscono in fondo al mare, dove finiscono? In posti non sempre adatti ad un persona creata da Dio e, pur trovando un posto decente, in che modo un cittadino europeo agisce da cittadino globale consapevole e attivo, competente e responsabile, solidale e inclusivo?
Se il 40% dei nostri giovani emigrano per il mondo a cercare il necessario per vivere, come si può, con tutta la buona volontà del popolo “accogliente”, sopperire alle necessità di questi altri fratelli che vengono scaricati come merce a perdere se non spinti in acqua per annegarli? Quale educazione alla cittadinanza si può operare se manca il pane da condividere mentre i potenti accumulano ricchezze per la soddisfazione di poter godere del povero Lazzaro che si accontenterebbe delle briciole che cascano dalle loro mense?
Un’altra cosa a proposito mi viene spontanea considerare. La Marina Militare italiana è lasciata sola a salvare vite umane alla deriva. Perché nessuno interviene in suo aiuto o meglio a far cessare questo turpe mercato? Però quando c’è da salvare il petrolio del Kuwait le portaerei della NATO arrivano subito.
Perché non intervengono per impedire quanto avviene giornalmente nel nostro Mediterraneo? Il silenzio non è forse un concorso di colpa?
Forse per potere capire meglio la cittadinanza terrena, dovremmo prima educarci alla cittadinanza Celeste. O no?



Pino M., 9 giugno 2014

 

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