SOLIDARIETÀ: un tessuto di relazioni autentiche



Per comprendere a fondo il significato di una parola ritengo sia imprescindibile andare a vedere qual è la sua storia, un po' come si fa con le persone: da dove nasce questa parola e perché è venuta l'esigenza di usarla.
Il termine solidarietà, dunque, viene da solidale, di origine latina (in solidum), che vuol dire "obbligato". Essere solidale quindi vuol dire essere obbligato, essere legato a qualcuno o qualcosa in modo solido. La solidarietà pertanto è la condizione di chi è solidale con gli altri, ovvero di chi è legato in maniera solida con qualcuno.

Ai nostri giorni il termine solidarietà non ha modificato il suo significato originale; forse è la nostra cultura ad aver modificato il significato di questo termine mantenendo un alto valore della parola in sé, ma tirandolo in causa solo in seguito ad episodi molto gravi e calamità in genere. Si parla infatti di solidarietà solo quando una popolazione è colpita da una sciagura meteorologica o climatica, o meno mediaticamente quando c'è da aiutare un povero disgraziato messo al margine dalla nostra società profondamente egoista ed individualistica.

Se dovessi dare una definizione molto grossolana di solidarietà direi che “è fare qualcosa per qualcuno meno fortunato di me”. Ma pensandoci più attentamente mi viene da dire: “tutto qua?!”.
Come per ciò che riguarda la nostra società, credo che bisogna superare la sottile patina di superficialità che soffoca la nostra esistenza ed indagare più a fondo sul vero significato della parola solidarietà. Quindi comincerei col dire che la solidarietà è veramente un legame che ci DEVE obbligare in maniera solida. E quindi non credo che la solidarietà possa esaurirsi nel mandare un sms per le vittime di un'alluvione o per i terremotati di non so dove o per i malati incurabili. Non dico che tutto ciò sia sbagliato, ma non è abbastanza. Non è abbastanza per essere solidali. Per me solidarietà è scendere nel fango insieme agli alluvionati, ospitare in casa propria degli sfollati a causa di un terremoto, è prendersi cura di chi soffre. Oggi non abbiamo tempo per fare tutte queste cose. Il nostro stile di vita ci impone di correre dalla mattina alla sera senza farci troppe domande. E di fronte a chi ha bisogno di solidarietà il gesto più alto che possiamo compiere può forse essere quello di inviare un sms?

In concreto credo che la solidarietà non consista  nel fare qualcosa, ma piuttosto nell'essere in un certo modo, ovvero nel sentire che la vita dell'altro è importante, accompagnando l'altro nelle sue scelte più profonde.
Tutto ciò non è impossibile o utopistico, anzi credo sia molto semplice. Basta spostare il riferimento dall'io all'altro. Bisogna capire che la mia vita è preziosa solo se sono capace di condividerla con gli altri, se sono in grado di mettere in relazione autentica l’io e l’altro.

Ma proviamo ancora a tornare sulla prospettiva personale e per un attimo proviamo a pensare cosa faremmo noi nelle calamità che colpiscono gli altri; quale risposta daremmo alla terribile domanda “se fosse successo a me, cosa mi sarei aspettato dagli altri?”.
Per prima cosa bisogna chiederci se ci aspettiamo qualcosa dagli altri. Siamo così occupati a vivere la nostra vita che non ci preoccupiamo di chi abbiamo accanto. Le nostre giornate sono piene di persone che ignoriamo completamente: vicini di casa, pendolari che prendono il nostro stesso autobus o treno, ecc. Siamo così proiettati in noi stessi che non siamo capaci di cogliere la ricchezza che può esserci in un incontro.

La solidarietà passa attraverso le relazioni autentiche. Se saremo in grado di uscire dal nostro egoismo, se saremo capaci di dire “tu mi interessi”, se sapremo metterci a fianco di chi ha bisogno del nostro calore, allora saremo capaci di sperimentare la solidarietà, allora saremo veramente uniti in solidum con l’altro. La solidarietà quindi parte dal cuore. È un moto interiore che contagia in primo luogo noi stessi e poi le persone che abbiamo intorno.

E tutto ciò è necessario perché solo quando avremo imparato a stare accanto a chi soffre, a chi è povero, a chi ha perso tutto, allora saremo anche in grado di ribellarci affinché tutto questo non accada più: in una società solidale non può esistere il povero, non può esistere l’emarginato, non può esistere la solitudine, perché tutti hanno a cuore il bene di tutti, come fratelli, perché siamo tutti figli dello stesso Padre.

Francesco S.

 

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