Contributi sull’IDENTITA'

 

Riporto la parte del brano da cui desidero partire:

“Lascia che gli altri siano come sono, tu sii come Dio vuole che tu sia. Il tuo impegno non sta nello spogliarti del tuo essere né di acquisirne uno nuovo, ma nel perfezionare tutto il tuo essere”. Che in altri termini potremmo “tradurre”: “Rispetta l’identità di ogni persona, ma tu costruisci la tua secondo il progetto che Dio ha su di te!”. Un progetto originale, che non ti impone nessuna identificazione conformistica con un modello culturale o sociale o economico, ma anzi ti chiede di acquisire una tua propria identità, diversa da quella di chiunque altro, che ti permetterà di non rinnegare nulla di ciò che sei nel profondo, ma anzi di portarlo a perfezione.

Condivido profondamente queste parole e credo fermamente in una concezione dell'individuo al centro del progetto di Dio, ma permettetemi di fare, volutamente,  la parte del cinico e disilluso.
Riconoscere la propria identità è il primo e arduo compito che spetta a ciascuno di Noi e che dobbiamo scoprire per poter realizzare il progetto di Dio: i nostri talenti, le nostre capacità, le nostre attitudini, le nostre aspirazioni, i nostri desideri più profondi, insomma, tutte quelle “forze interiori” che ci spingono ad alzarci la mattina e a lodare Dio, felici di aver compreso il senso della nostra vita.
Ahimè!! …. Parole stupende, ma è veramente così per tutti?
Conosco persone che hanno scoperto la propria identità, le proprie aspirazioni e, purtroppo, a loro la vita non ha dato le stesse possibilità degli altri. Non hanno potuto far ciò per cui erano portate, hanno dovuto accettare e certamente per loro dove è finito il progetto di Dio?
Molto spesso annoveriamo il carcere (luogo fisico di detenzione) fra le peggiori punizioni che si possano infliggere ad una persona, ma quanti carceri interiori ciascuno di Noi è costretto a subire?
Questa società consente davvero alla persona umana di realizzarsi secondo i propri talenti???
Le persone hanno la possibilità di realizzare il progetto di Dio?
Il fatto che una persona non realizzi ciò che desidera significa che non ha saputo capire il progetto di Dio su di Lei?
Non lo so … Vi lascio con questo interrogativo aperto …

Un abbraccio



Federico, 5 marzo 2014

 

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Come costruirei la mia identità? La costruirei partendo da ciò che ci è stato lasciato e insegnato.
Da qui:

"In un momento in cui tutte le strutture dell'antica alleanza erano crollate, in cui non c'erano più re né sacerdoti, il tempio era stato distrutto e si andava verso lo sfacelo dell'esilio, Geremia 31, 31-34 ed Ezechiele 36, avevano immaginato e annunciato il giorno in cui non ci sarebbe più stato bisogno delle tavole di pietra della Legge e non sarebbe più stata necessaria la mediazione dei sacerdoti e della Legge, perché Dio avrebbe strappato da ogni uomo il cuore di pietra per sostituirlo con un cuore di carne e avrebbe introdotto nell'intimo di ciascuno il suo Spirito. Divenuto così una nuova creatura, l'uomo sarebbe stato capace di essere fedele dall'interno all'alleanza con Dio, osservando la sua legge per un impulso profondo e non per la coercizione di una serie di norme imposte dal di fuori. È la teologia paolina della grazia che opera nell'interno dell'uomo, di questo uomo cadente e miserabile in cui viene infuso, se così si può dire, lo Spirito di Dio. Su questa linea, la festa della pentecoste diventerà la festa della nuova alleanza in Cristo, la festa dello Spirito Santo.
Ponendoci in questa prospettiva saremo in grado di cogliere il valore simbolico di molti elementi della sceneggiatura di Luca, che non vanno letti necessariamente come eventi esterni, ma piuttosto in chiave di esperienza interiore. Lo vedremo ancora meglio accostando al brano di Luca un altro testo che ci darà quasi l'impressione che il racconto lucano fosse già stato scritto in precedenza da un altro. Negli Atti degli apostoli leggiamo:
«Mentre il giorno di pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro, ed essi  furono tutti pieni di Spinto Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi  (2,1-4).
Abbiamo qui un ricalco evidente della teofania del Sinai (il vento tempestoso, il fuoco...). Ma se vogliamo trovare un riferimento ancora più nitido a una tradizione giudaica, dobbiamo leggere un brano di Filone l'Alessandrino, che citerò in traduzione quasi letterale. Questo famosissimo filosofo giudaico di Alessandria d'Egitto, che sicuramente è vissuto prima di Luca (e di cui abbiamo già avuto occasione di parlare commentando il libro della Sapienza) descrive in una delle sue opere una nuova, grande alleanza, simile a quella cantata dal profeta Ezechiele (si veda ad esempio Ezechiele 36, 27: «Porrò il mio spirito dentro di voi...»), e lo fa nei seguenti termini:
«Dio non aveva bocca, Dio non aveva lingua né gola. Ma un prodigio decise che un rombo invisibile venisse prodotto nell'aria, un vento articolato in parole, che trasformò l'aria in un fuoco che aveva forma di fiamme; una voce discese dal cielo e si articolò nel dialetto proprio degli spettatori».
Se ora dal testo della Genesi passiamo a quello degli Atti, il ricalco appare evidente:
«Ciascuno li comprendeva nella propria lingua». (2,6) La Babele del peccato è finita, ha inizio ormai la Gerusalemme della comunione".
(dal commento letterale alla Bibbia di Gerusalemme di Mons. Gianfranco Ravasi).

È nata la nuova Chiesa, è nato il Cristianesimo il cui Capo è Gesù Cristo, il Risorto: l’AMORE offerto all’uomo.
Da qui la nostra identità che troviamo straordinariamente descritta nella lettera a Diogneto. In essa l’anonimo autore scrive:
"6. Penso che ora tu abbia abbastanza capito perché i cristiani a ragione si astengono dalla vanità, dall'impostura, dal formalismo e dalla vanteria dei giudei. Non credere di poter imparare dall'uomo il mistero della loro particolare religione.
Il mistero cristiano
V. 1. I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. 2. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. 3. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. 4. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. 5. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. 6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. 7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. 8. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. 9. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. 10. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. 11. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. 12. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. 13. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. 14. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. 15. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. 16. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. 17. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio.
L'anima del mondo
VI. 1. A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. 2. L'anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. 3. L'anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo. L'anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è invisibile. 5. La carne odia l'anima e la combatte pur non avendo ricevuto ingiuria, perché impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non ha avuto ingiustizia dai cristiani li odia perché si oppongono ai piaceri. 6. L'anima ama la carne che la odia e le membra; anche i cristiani amano coloro che li odiano. 7. L'anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. 8. L'anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l'incorruttibilità nei cieli. 9. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l'anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. 10. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare.
Dio e il Verbo
VII. 1. Infatti, come ebbi a dire, non è una scoperta terrena da loro tramandata, né stimano di custodire con tanta cura un pensiero terreno né credono all'economia dei misteri umani. 2. Ma quello che è veramente signore e creatore di tutto è Dio invisibile, egli stesso fece scendere dal cielo, tra gli uomini, la verità, la parola santa e incomprensibile e l'ha riposta nei loro cuori.
Pertanto non possiamo che ripetere con San Pedro Poveda ciò che  scriveva già nel 1909: “Lascia che gli altri siano come sono, tu sii come Dio vuole che tu sia. Il tuo impegno non sta nello spogliarti del tuo essere né di acquisirne uno nuovo, ma nel perfezionare tutto il tuo essere”. Che in altri termini potremmo “tradurre”: “Rispetta l’identità di ogni persona, ma tu costruisci la tua secondo il progetto che Dio ha su di te!”.

Ed io aggiungerei che la nostra IDENTITÀ è da paragonare ad una leggiadra FARFALLA che stringiamo nel pugno, ma se lo apriamo… vola via.



Pino, 18 febbraio 2014

 

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